Chaytor IT

Trent’anni di esperienza nell’aiutare le famiglie a sopravvivere al trauma del coinvolgimento nei culti: una storia della battaglia di FAIR e del Family Survival Trust

 

Audrey Chaytor, Direttore del Family Survival Trust ( Regno Unito)

 

Sono lieta di darvi il benvenuto a Londra e vi auguro una piacevole permanenza. Credo che sia piuttosto straordinario che verso la fine degli anni settanta, soltanto un gruppetto di persone nel Regno Unito ed in Europa abbiano avuto a che fare o fossero a conoscenza degli attuali culti e sette. La situazione oggi è molto diversa e ringrazio tutti coloro che hanno partecipato e lavorato intensamente per creare FAIR e successivamente per lo sviluppo di FECRIS in Europa. Continuano ad aumentare le adesioni ed il fatto di condividere le proprie conoscenze ed esperienze, fattori fondamentali in questo ambito, contribuisce al grande impegno che l’Europa mostra in questo persistente fenomeno di soprusi.

 

Saluto e ringrazio quei pochi politici che si sono dedicati alla nostra causa, mostrandosi comprensivi e desiderosi di offrirci il loro sostegno. Ringrazio altresì il defunto e amato Lord Rodney, che si è dedicato a noi, impegnandosi molto in nostro favore, insieme al suo Comitato parlamentare formato dai membri di tutti i partiti e anche in qualità di presidente devoto. Desidero rendere omaggio anche a Tom Sackville, che non solo ha mostrato grande interesse e comprensione per la questione dei culti e delle sette, ma tenta, in qualche modo, nella sua vita così eccezionalmente indaffarata, di trovare il tempo per essere nostro amico e guida.

 

Ringrazio anche i pochissimi ecclesiastici e ministri del culto che ci hanno sostenuto comprendendo i problemi legati alla nostra attività.

 

Grazie al mio lavoro e all’esperienza acquisita nell’arco di 30 anni, che mi hanno permesso di formare il mio attuale modo di pensare e di riflettere, posso offrire il mio contributo a questa conferenza. Inizialmente credevo molto nell’operato della Chiesa e dello Stato, ma di recente ho modificato le mie aspettative e ammetto di essere deluso da entrambi. Prima ero convinto che essi avrebbero almeno tentato di capire il fenomeno che si è diffuso in gran parte del mondo e che ha finito con l’ingannare molti politici di alto livello e alcuni religiosi. È ovvio che non c’è stato nessuno sforzo né per cercare di comprendere, né per affrontare seriamente il problema. Siamo noi a dover trovare le risorse e a perdere la vita in una lotta, in cui sia la Chiesa che lo Stato avrebbero potuto almeno contribuire in qualche modo.

 

L’assenza di sostegno nel Regno Unito è stato un motivo continuo di irritazione per molti di noi che si impegnano intensamente per lavorare ed aiutare. Ma, di fatto, il governo ha fatto qualcosa, donando elevate somme di denaro versato dai contribuenti e offrendoci come risultato un pacchetto consolidato noto come INFORM. Dopo questo episodio si poteva quasi avvertire un sospiro di sollievo, dato che la Chiesa e lo Stato si sono adagiati in uno stato d’inerzia, nell’attesa che noi, nella nostra ignoranza e gratitudine per i loro sforzi, non offrissimo solo il nostro pieno appoggio a INFORM, ma ci fossimo anche ritirati lasciandoli un po’ in pace. Nel Regno Unito, siamo stati obbligati ad accettare INFORM e lavoriamo convivendo con l’interminabile affronto cominciato nel 1988. Il denaro disponibile è stato sprecato e consentitemi di essere chiaro, quello che mi preoccupa di continuo, è che nel Regno Unito non ci sia il denaro disponibile per aiutare gli ex membri di culti. Bisogna lottare duramente per sopravvivere, senza alcun sostegno. Tutto questo è davvero terribile.

 

Per noi sarebbe stato di grande aiuto ricevere indicazioni di reale comprensione ma, in assenza di ciò, almeno sappiamo bene qual è la situazione attuale Ancora tuttora, sia la Chiesa che lo Stato non riescono a riconoscere completamente come tale, il problema dei culti e delle sette, non comprendendone i pericoli. Nemmeno alcuni tra gli eventi più scandalosi ed orribili  sono serviti a fargli aprire gli occhi. Queste non sono le mie uniche preoccupazioni, ma sembra che sia la Chiesa che lo Stato abbiano perduto di vista il nocciolo della questione, che noi ed altri abbiamo spesso sottolineato, ossia che gli unici pericoli non dipendono solo dal fatto che le famiglie abbiano perso i propri cari, malgrado questa esperienza sia già di per sé terribile, ma esiste un legame ancora più pericoloso e profondo. Il mondo civile vive ogni giorno sotto la minaccia costante di atti terroristici.

 

La data in cui ho scritto questo resoconto, ossia il 29 marzo 2010, corrisponde anche all’attentato nella metropolitana di Mosca, che ha ucciso e mutilato semplici cittadini. Dobbiamo preoccuparci del fatto che la Chiesa e lo Stato non accettano dei fatti fondamentali, per noi evidenti, ma non per loro, che in molti casi non c’è divisione tra il “religioso” e il “criminale”, una mancanza largamente non riconosciuta. Per quello che riesco a vedere, la Chiesa e lo Stato sono così presi da altre questioni, che non hanno né il tempo né la volontà di creare il “legame”, malgrado i disastri ben annunciati e le continue minacce, da parte di un “credo” estremo e incontrollato e/o di gruppi terroristici. Non esiste un limite all’operato di maestri senza scrupoli, capaci di imporre la loro volontà su membri succubi. La linea sottile esistente tra il “religioso” e il “criminale” è occultata e fedi tenute ben nascoste possono essere facilmente convertite le une con le altre. Noi tutti sappiamo e comprendiamo, ma attendiamo ancora che la Chiesa e lo Stato se ne rendano conto e si uniscano.

 

Cosa si potrebbe fare per fare andare avanti questo processo? Sarebbe utile discutere seriamente un’adesione puramente formale senza riserve e disinteressata per quanto riguarda la “libertà di fede e di culto”, senza l’influenza di molti apologeti dei culti. Si potrebbe cominciare con la creazione di un consiglio di studiosi di rilievo insieme a politici di larghe vedute, desiderosi di apprendere. L’argomento beneficerebbe della nomina di un Ministro dei culti al Parlamento, invece di essere comodamente nascosto ed ignorato come se fosse una piccola parte di un qualche ministero di governo, come d’altronde lo è stato per molti anni e lo è tuttora. Potrebbe sembrare fin troppo semplice, ma di fatto, per quanto ne sappia, non è mai stato proposto.

 

C’è ancora troppa ignoranza al riguardo e spreco di tempo. Di tanto in tanto giunge voce, che potrebbe essere interpretata come una “buona notizia”, che alcuni politici sono consapevoli delle “questioni religiose”, ma spesso accade che gli stessi lasciano la scena prima di cominciare.

 

Di recente il Sunday Times del 7 marzo 2010 ha riportato un rapporto relativo alla nuove normative, in cui si sostiene che Harriet Harman, Ministro per le pari opportunità, spiegava al Parlamento le implicazioni legali di un codice procedurale della legge sulle pari opportunità (Equality Bill). Il Ministro Harman ha annunciato che le religioni non devono necessariamente essere convenzionali o conosciute da tutti, perché i propri seguaci ottengano protezione. Secondo lei “il fatto di credere non deve per forza riguardare la fede o l’adorazione di un dio o di dei, ma deve determinare il modo in cui una persona vive la propria vita o percepisce il mondo”. Il nuovo codice procedurale, redatto dalla Commissione per i diritti umani e per le pari opportunità, avrebbe protetto i membri dei culti e le “nuove religioni” come Scientology. Mi ha sorpreso scoprire che Scientology avesse bisogno di protezione! Sapendo da fonti sicure quanto le persone debbano essere protette da Scientology, sfiderei l’enorme ignoranza della Barman in merito all’argomento. Comunque questo è solo un esempio di quanto sia necessario poter contare su politici in gamba che capiscano e sappiano di cosa parlano.

 

Di recente ho letto un articolo di Virginia McKenna, celebrità di BORN FREE e attivista animalista, che lotta contro la prigionia degli animali selvatici. Secondo lei “forse non verrà mai il momento in cui gli animali non vivranno nelle gabbie, ma di solito esiste un compromesso”. Continua dicendo “non abbiamo festeggiato il nostro 25° anniversario lo scorso anno. Dovremmo festeggiare soltanto se non ci fosse più bisogno di noi”. Bisognerebbe riflettere su questa possibilità e il pensiero mi attrae veramente. SE NON CI FOSSE PIU’ BISOGNO DI NOI! 

 

Per quanto ci riguarda, riceviamo ancora il sostegno di molti che hanno cominciato quest’avventura oltre trent’anni fa, e un numero ancora più considerevole di persone si è unito alla nostra lotta. Ci sono studiosi brillanti, psicologi, psicoterapeuti, ricercatori, consiglieri religiosi e consulenti, che continuano a lavorare. Il quadro che si presenta è quello di una forza lavoro a livello mondiale, di fatto, un programma sviluppato per la creazione di lavoro, che aiuta le vittime ed assiste le famiglie. Sulla base dell’attuale stato di cose, che definirei davvero incredibile, dovremmo forse accettare che si tratti di una situazione permanente? Non dovremmo forse impegnarci, augurandoci che vi sia una maggiore consapevolezza presso le alte sfere ed aiuto per le vittime? Probabilmente è necessario conoscere meglio i pericoli e adottare nuovi provvedimenti che potrebbero perfino condurre all’eliminazione di molti gruppi. Come Virginia MacKenna, credo che un motivo reale per festeggiare sarebbe che non ci fosse più bisogno di noi. Tuttavia, sono consapevole che si tratta di una speranza illusoria, ma so anche che la società ha bisogno che la Chiesa e lo Stato intervengano e da tale intervento non potrebbe che trarne vantaggio. In un mondo ragionevole e ben regolamentato, tutti gli enti ecclesiastici, i culti e le sette dovrebbero dimostrare il proprio valore per ottenere l’esonero fiscale. Il raggiungimento di tale obiettivo permetterebbe di preparare una legge sulle pari opportunità a cui darei il mio sostegno!

 

Riconosco che forse non verrà mai il momento in cui non esisteranno più culti o gruppi esoterici – in quanto esistono sin dalla creazione del mondo. Comunque non vi sono buone ragioni per accettare la situazione attuale, che potrebbe essere cambiata in maniera significativa e resa più sicura. Vorrei che riflettiate su questa domanda. Perché dovremmo accettare che tutti possano, perfino coloro che sono presenti oggi e che lo desiderano, creare un gruppo religioso o esoterico e fare la bella vita con i proventi della manipolazione psicologica, che fa sì che le persone vivano in gabbie immaginarie ?

 

Da dove potremmo cominciare? Sarebbe difficile, ma si potrebbe iniziare con una commissione governativa formata da ispettori competenti, capaci di svolgere il loro lavoro in modo professionale e discreto e che godrebbero dell’autorità di ispezionare senza alcun preavviso chiese, gruppi di fede, culti e sette. Gli enti ecclesiastici esistenti ed i gruppi esoterici sarebbero messi alla prova ed i gruppi che non soddisfacessero i requisiti richiesti sarebbero sciolti. Coloro desiderosi di cominciare dovrebbero presentare domanda per ottenere l’autorizzazione e sostenere un esame prima di ottenere il permesso. Lo status per l’esonero fiscale automatico verrebbe abolito ma potrebbe essere ripristinato nei confronti di quei gruppi che soddisfano i parametri richiesti relativi alla preghiera, all’insegnamento e al comportamento. Non ci sarebbero porte chiuse per le chiese o i gruppi durante le funzioni, le riunioni o le sessioni di formazione. Sono consapevole che tali suggerimenti avrebbero bisogno di essere studiati e realizzati in maniera accurata, ma considero troppo banale il sistema attuale, secondo cui basta attaccare un cartello auto-definendosi “chiesa” e operando a porte chiuse. È altrettanto troppo facile presentarsi come un monaco buddista con speciali poteri spirituali. Esistono molte strade attraverso cui i criminali possono guadagnarsi facilmente da vivere con l’inganno.

 

Prima di morire, Lord Justice Denning propose un programma di protezione nel 1984, convinto di poter raggiungere una soluzione. Reputava assurda la facilità con cui alcuni culti e sette agiscono sulla base delle vigenti norme in materia di esonero fiscale e affermava che era necessario porre fine a tale situazione. Appartengo a quei pochi che lo hanno sostenuto allora e continuo a sostenerlo tuttora. Mi è stato detto che tale programma non avrebbe funzionato. Ho ascoltato le discussioni, ma non accetto che un tale abuso delle persone e una simile frode del sistema fiscale dietro la maschera della religione o della fede debba far parte integrante di un paese civilizzato. I privilegi esistenti proteggono qualsiasi ciarlatano che si spaccia come ministro religioso o leader di un gruppo. Propongo che la situazione cambi. È comprensibile che si susciterebbe del clamore, ma qualunque chiesa o gruppo di culto potrà dimostrare di agire in buona fede, all’insegna dell’onestà, e di amministrare in maniera efficiente e trasparente. In tal modo, se fossero soddisfatti i criteri stabiliti non ci sarebbe nulla da temere. Questo potrebbe essere un inizio e, malgrado tale sistema non goda del consenso di molte persone, sostituirebbe l’attuale orientamento del “gratis per tutti” che procede senza alcun controllo .

I miei ricordi e le mie esperienze di un lungo viaggio in luoghi “oscuri” sono cominciati nel febbraio del 1979, quando credevo di aver perso le mie due amate figlie, reclutate dalla setta di Scientology. Si è trattato della prima volta, nella mia vita di madre, che si è verificato un conflitto così serio tra di noi. Non è stata colpa loro, sono io la responsabile. Le mie figlie sono divenute vittime di bugie. Ricordo ancora, in maniera vivida, quanto sia difficile credere che qualcosa di cui non avevo mai sentito parlare, potesse essere una tal forza distruttiva. In questi anni, molti genitori hanno raccontato di simili esperienze. Come madre lavoratrice ed acuta, pensavo di essere abbastanza perspicace da sapere quello che sarebbe potuto accadere ai giovani fuori nel mondo. Mi sbagliavo! Completamente all’oscuro di questo argomento nascosto, ho lasciato che le mie figlie andassero fuori nel mondo senza alcuna difesa e per questo motivo sono state attaccate. Quando ho cominciato ad apprendere i fatti più incredibili, mi sono sentita trafitta e paralizzata per la paura. La conoscenza di una setta distruttiva mi ha permesso di rendermi conto della follia nel permettere al sistema attuale, privo di limiti, di agire senza alcun controllo, dietro la maschera di “nuovi movimenti religiosi”.

 

Negli anni mi sono battuta per aiutare le famiglie, che in circostanze normali avrebbero accettato ogni genere di eventi e tragedie, tuttavia quando si vive l’esperienza diretta del coinvolgimento di un figlio o di una figlia all’interno di una setta, si finisce con il crollare. Si perde la fiducia in sé stessi, le risorse e la forza si esauriscono e la paura fa da padrona.

 

Unendomi a FAIR nel 1979, ho ascoltato testimonianze di altri genitori, che mi hanno raccontato che alcuni posti nel mondo erano diventati punti di accesso per le sette. In alcune città americane era quasi impossibile per i giovani studenti essere al sicuro da adescatori Moonisti e da altri luoghi dove Scientology rappresentava il principale pericolo. In quel periodo era quasi impossibile camminare lungo Oxford Street a Londra, senza incontrare una fila molto rumorosa di seguaci di Hare Krishna che ballavano, cantavano e facevano rullare i tamburi. Alcuni passanti ignari o stupidi credevano al contrario che fossero semplicemente divertenti e affascinanti, un quadro pittoresco. Comunque la maggior parte di noi sa che il loro modo di vivere è tutt’altro che piacevole e anche la maniera in cui trattano i bambini è scioccante. La nostra cara amica, la defunta dott.sa Elizabeth Tylden, affermò saggiamente “non mi importa quello che tutti credono, ma quello che fanno come risultato di quello in cui credono”. Oggi siamo più forti grazie alla saggezza di Betty e per la conoscenza che abbiamo acquisito in ben trenta anni. Tuttavia ben poco è cambiato in questi anni. Esistono ancora molti culti e sette distruttivi che approfittano di persone vulnerabili e generano solo confusione. Purtroppo né la Chiesa, né lo Stato si sono attivati per elaborare un programma educativo sui culti all’interno delle scuole. Sembra piuttosto assurdo, sebbene conosca la ragioni per le quali i pericoli siano ancora sconosciuti, tranne che da noi.

 

I culti/le sette attirano poca attenzione, a meno che causino uno scandalo a livello nazionale, il che è positivo per vendere giornali, o ci sia qualche terribile disastro che non può essere ignorato. L’interesse è di breve durata finché non sopraggiungerà un altro scandalo a prenderne il posto. La situazione è sempre le stessa da trent’anni.

 

 

L’inganno continua ed in molti casi comincia con una semplice domanda. Quando mi reco nella città più vicina, spesso vengo avvicinata da due ragazzini apparentemente inoffensivi che mi dicono “vorremmo parlarLe, crede in Dio?”. Non sono aggressivi ed è difficile dir loro di andare via, ma questa è la trappola, perché vengono scelti accuratamente per i loro modi gentili. So che non devo rispondere alla loro domanda, dato che questi ragazzini stanno reclutando nuovi adepti per una chiesa evangelica “estrema” che, mi dispiace dirlo, è protetta in quanto parte della Chiesa d’Inghilterra. Mentre osservo questa coppia impegnata in una intensa conversazione con altre persone, so che stanno cercando di far nascere un problema per qualcuno, ma non posso fare nulla. Quella chiesa continuerà a controllare. Vi partecipano in molti ed è considerata “valida”, perfino dall’Arcivescovo.

 

Di tanto in tanto vengono pubblicate delle relazioni che aumentano le nostre speranze, che “qualcosa” potrebbe accadere, ma poi non accade nulla in seguito. Che ci perdonino se pensiamo che questi resoconti siano resi noti deliberatamente con lo scopo di condurci in vicoli ciechi e convincerci che i governi sono interessati all’argomento. Dobbiamo chiedere, come nel caso della relazione del Senatore Xonophon in Australia, se il governo darà un seguito e la prenderà sul serio. Tuttavia, sembra ancora una volta che una relazione considerata valida sia “bloccata”. Le speranze crescono, poi svaniscono e crollano, mentre il silenzio da parte della Chiesa e dello Stato è assordante ed i gruppi illeciti continuano i loro abusi. Se semplici cittadini avessero compiuto molte tra le azioni eseguite dai culti e dalle sette, sarebbero stati arrestati per moltissime accuse penali. Tuttavia i gruppi religiosi o esoterici fanno del loro peggio, la Chiesa tace e lo Stato, la polizia e gli organi preposti al rispetto della legge sembrano inermi.

 

Il problema delle persone danneggiate che hanno trascorso molti anni in culti e sette è importante per tutti noi. Il numero delle vittime è sconosciuto e non c’è ancora una rete di sicurezza per loro. Vi assicuro, nonostante i miei commenti precedenti riguardo alla grande diffusione di consulenti professionisti, psicoterapeuti e psicologi che lavorano nel campo, che non desidero fare a meno di loro. Ma è ora di uscire da questa situazione rimasta invariata per trent’anni. La Chiesa e lo Stato devono essere aiutati a riconoscere il problema per quello che è realmente. Le risorse finanziarie dovrebbero essere spostate da dove sono e rese disponibili, nell’ambito del servizio sanitario, per le vittime dei culti che hanno bisogno di consulenza, cure o di aiuto. A meno che le vittime non appartengano a famiglie facoltose, non possono permettersi di pagare una terapia con un professionista. La situazione è assurda, con il pericolo ulteriore che alcuni ciarlatani lavorino come consulenti di vittime di culti. È necessario rivedere l’intera area dell’assistenza alle vittime di culti e delle consulenze.

 

I bambini che vengono portati nei gruppi di culto dai propri genitori sono vulnerabili, in quanto vittime private della possibilità di scegliere. Quando una persona diventa membro di un culto o di una setta in tenera età le vengono rubati gli anni migliori della vita. Col tempo, alcuni di questi profughi potrebbero cercare di rientrare nel mondo reale senza sostegno, non avendo nulla. Avranno perso fiducia in sé stessi o nelle proprie qualifiche e potrebbero essere anche malati. Come possono queste persone danneggiate trovare le risorse per pagare le parcelle dei professionisti per una seduta terapeutica? Il sistema vigente è vergognoso e non esiste una rete adeguata ufficiale di sostegno.

 

Concluderò con due esperienze strazianti relative a questo campo di sofferenza. Il giorno dell’incendio del Waco Ranch, ho risposto di continuo al telefono a partire dalle 7 del mattino. Ho seguito in TV tutta la vicenda relativa all’incendio del ranch, che si sapeva essere pieno di persone che stavano bruciando vive. Il telefono non smise mai di suonare quel giorno. Squillò di nuovo alle 4 del pomeriggio quando mio marito mi gridò di non rispondere! Comunque qualcosa mi disse di alzare la cornetta e dall’altra parte rispose un uomo angosciato che telefonava da Sheffield. Mi chiese se stessi guardando la TV. Gli chiesi cosa volesse dirmi e mi rispose “non c’è nulla che Lei possa fare, volevo solo dire a qualcuno che mia moglie e le mie quattro figlie sono lì!” La madre di quelle bimbe si era unita presumibilmente a David Koresh per sua scelta, ma le figlie erano state coinvolte non per scelta personale ma da lei.

 

La seconda esperienza è più recente ed è accaduta soltanto qualche mese fa. Una donna che era stata abusata mentalmente, sessualmente e finanziariamente all’interno di due sette per un lungo periodo di tempo, riuscì in qualche modo a liberarsi e a ritornare nel Regno Unito. A causa degli abusi subiti per un periodo di tempo così lungo, la sua autostima era completamente nulla. La situazione a casa e in famiglia era notevolmente cambiata e la vita dei suoi genitori era cambiata. Erano anziani ormai e uno di loro era molto malato, incapace di aiutarla. Successivamente finì nuovamente nelle mani sbagliate, ricevendo un’assistenza diabolica e giunse infine nel nostro ufficio in preda a una grande angoscia. A qualsiasi accenno a un eventuale aiuto psichiatrico o psicologico rispondeva con lacrime e rifiuto assoluto. Così decidemmo di aiutarla, giorno per giorno, lungo il suo cammino, sperando infine di spingerla ad accettare altro aiuto. Ma, lo ripeto, non c’erano soldi per pagare niente. Julian Chater ed io trascorrevamo molte ore e spendevamo il nostro denaro facendo del nostro meglio per aiutarla. Credevamo di riuscirci “egregiamente” e molte volte riuscivamo perfino a farla sorridere. Comunque un triste giorno giunse la notizia che era saltata da un treno in corsa a Londra morendo all’istante per l’impatto. Questo è stato il risultato di venti anni vissuti nel male, seguiti da un’assistenza estremamente negativa per le vittime di culti.

 

Ancora oggi esistono sul web suggerimenti che sostengono che un’esperienza all’interno di un culto possa essere semplicemente considerata come un tipo di avventura. Questa l’affermazione (cito): “molti si sono sentiti arricchiti da quella esperienza…”. A voi giudicare.