Banisadr IT

Sette e terrorismo

 

Massoud Banisadr (Regno Unito), Autore e precedentemente simpatizzante dei Mujaheddin del Popolo –  Iran /

sāzmān-e mojāhedin-e khalq-e irān

 

 

Sommario: questo discorso verterà in un primo tempo sulla differenza esistente tra il terrorismo in quanto atto isolato di violenza commesso da un individuo, non legato a nessun gruppo terrorista, o in quanto una delle numerose attività o tattiche diverse di un’organizzazione popolare o politica da una parte, e di un’organizzazione terroristica da un’altra. In seguito, mi concentrerò sul fatto che un’organizzazione terroristica dev’essere per forza una setta distruttiva, o, se vuole sopravvivere, non ha altra scelta che diventarne una. Infine, definirò una setta distruttiva e concluderò con lo spiegare come il modo di affrontare un’organizzazione terroristica sia completamente diverso dal gestire il problema del terrorismo o della violenza e, se di dimostra serietà nell’intento di sbarazzarsi di questo abominevole fenomeno, è necessario capire le sette distruttive e attraverso questa comprensione, affrontare le organizzazioni terroristiche.

 

Terrorismo:

 

Secondo il mio punto di vista, il terrorismo è un male sociale come qualsiasi altro; è simile all’omicidio, al furto, allo stupro o alla rapina; le radici della sua esistenza non vanno ricercate solo nei problemi della società, come la povertà o la disoccupazione, ma nell’ingiustizia sotto qualsiasi forma e aspetto. Accompagna l’umanità dall’alba della civilizzazione e purtroppo sarà presente finché una qualsiasi società soffrirà di ingiustizia.

 

Proviamo ribrezzo nel ricordarlo, nel pensarlo, soprattutto quando qualcuno tenta di capirlo e di trovare la logica che gli sta dietro.

Come per una malattia qualsiasi, è possibile lottare contro i sintomi del terrorismo e assorbire contro di esso forti analgesici che nuoceranno tuttavia anche a parti sane dell’organismo, o si può tentare di comprenderlo, cercandone le cause e provando a dargli una soluzione reale e a lungo termine.

 

Purtroppo, come avviene sempre, i governi sono soliti ricorrere alla prima soluzione e scelgono la seconda solo quando ne sono costretti dall’opinione pubblica. Così la maggior parte delle politiche governative nei confronti del terrorismo ha lo scopo di affrontare, più che le sue cause, il terrorismo stesso.

 

Ebbene, il mio discorso di oggi non si concentrerà solo sul terrorismo in generale, ma sulle organizzazioni terroristiche in particolare e sulla loro metamorfosi in sette distruttive.

 

Crimine organizzato in opposizione a delitti isolati:

L’importanza della dottrina o della causa per un delitto isolato, rispetto al crimine organizzato

 

Quando un delitto diventa un crimine organizzato, non solo matura e s’intensifica, ma la sua natura ed i suoi attributi vengono anch’essi modificati, a volte per diventare l’esatto contrario della sua forma originale. Ad esempio, se la povertà e la disoccupazione sono le cause principali di furti e rapine, combattere la povertà e la disoccupazione potrebbe dunque far diminuire o perlomeno deamplificare questo tipo di delitto; nel crimine organizzato, benché l’esistenza di tali problemi aiuti le nuove mafie a arruolare nuovi membri, la lotta contro la povertà o la disoccupazione può non risolvere il problema del crimine organizzato, dato che esso trae la sua forza dal suo capo e dalla complessità dell’organizzazione e non dalle cause primarie della sua esistenza. Ora, sono sicuro che la maggior parte di voi abbia visto il film “Il Padrino” e che vi sia piaciuto, non c’è quindi bisogno che proceda su questo argomento. Ecco la conclusione alla quale sono giunto : la causa di un delitto isolato è il motivo principale della sua esistenza e la sua risoluzione lo farà diminuire o lo renderà meno frequente; nel crimine organizzato, invece, la causa perde importanza e non assumerà lo stesso ruolo decisivo nell’esistenza o la non esistenza dell’organizzazione.

 

Torniamo quindi al terrorismo. Comincerò con un esempio: il PMOI, di cui facevo parte in quanto membro, era nato da un’ideologia basata sull’Islam e sul Marxismo e arruolava per mezzo di slogan antimperialistici et antisionisti, nonché di giustizia sociale; poi, dopo la rivoluzione, assieme a decine di migliaia di studenti di altre scuole e università, si prendeva spunto da qualsiasi male, da qualsiasi ingiustizia o mancanza di libertà esistente in Iran, per reclutare; quando però il PMOI si trasformò in un’organizzazione terroristica, e in seguito in setta distruttiva, la sua sopravvivenza e la sua forza interna non avevano più niente a che fare con le origini della sua esistenza, con i suoi slogan originali o con tutto ciò che stava avvenendo nel mondo islamico o in Iran. Per sopravvivere e per realizzare i sogni del leader, contrari ai suoi motti nazionalistici, collaborò, durante la guerra Iran-Iraq, con Saddam Hussein e combatté contro l’Iran, mano nella mano con l’esercito iracheno. La generosa assistenza di Saddam nei confronti del PMOI – aiuto finanziario, parcelle di terreno per costruire nuove basi, armamento sofisticato, ecc. – non garantiva la lealtà del PMOI nei confronti del suo ospite; quando incontrò l’esercito americano, il PMOI annunciò di essere disposto ad aiutare gli americani e a lottare a fianco del nuovo esercito vittorioso [1]Tutto quello che è stato detto non significa che il PMOI sia leale agli americani, perché una setta non prova lealtà nei confronti di nessun socio o amico, di nessun’ideologia, politica, slogan, accordo, ma solo nei confronti di ciò che l’aiuta a sopravvivere e che partecipa alla realizzazione delle sue finalità.

 

In realtà, sia per me che per quasi tutti gli altri membri, dopo la rivoluzione ideologica del PMOI (il nome con il quale qualifica le sue tecniche di lavaggio di cervello [2] ), l’Iran e l’Islam non avevano più nessuna importanza; o perlomeno non avevano più la minima importanza rispetto all’esistenza e al successo dell’organizzazione e del suo capo. In seguito, in una lettera indirizzata al leader ho spiegato questo cambiamento in me e negli altri membri, ammettendo che se ci fosse richiesto di scegliere tra la felicità e il successo degli iraniani e dei musulmani da una parte, e la vittoria del nostro leader in qualsiasi parte del mondo, anche se diventasse presidente dello Zimbabwe, tutti sceglieremmo la seconda opzione. Naturalmente, allora la nostra logica si basava sul presupposto che se il nostro leader trovasse un qualsiasi punto d’appoggio nel mondo, potrebbe rapidamente estendere la sua influenza, salvare il mondo e cambiare la storia. Certo, il PMOI usava e sta sempre usando i mali che possono esistere in Iran a fini di reclutamento, di propaganda e di legitimizzazione della sua esistenza; tuttavia, per i suoi membri, ciò che sta avvenendo in Iran o nel mondo esterno, non aveva la minima importanza rispetto alle loro relazioni interne e della loro assoluta lealtà ed ubbidienza al leader.

 

Nel caso di Al-Qaida, si può affermare la stessa cosa. Se la miseria e lo sconforto dei palestinesi, l’ingiustizia che esiste nei loro confronti e il sostegno incondizionato degli Stati Uniti per le azioni di Israele sono alcune delle cause principali dell’insoddisfazione dei musulmani nei confronti dell’occidente in generale e degli Stati Uniti in particolar modo, questo è uno dei mezzi di reclutamento principali e più efficaci delle organizzazioni terroristiche. Se, in una situazione immaginaria, esiste una soluzione a questo problema, secondo me, Al-Qaida potrebbe essere fermata nel suo reclutamento, ma non per questo si sarebbe assicurata la vittoria contro l’organizzazione. Infatti, affinché sette distruttive quali il PMOI o Al-Qaida abbandonino la violenza, è necessaria una loro vittoria sul mondo o il loro completo annientamento. La setta incentrata sulla personalità di Hitler è un esempio che il mondo ancora non ha dimenticato.

 

Per cambiare, le organizzazioni terroristiche non hanno nessun’altra alternativa che trasformarsi in sette distruttive:

 

Definirei terroristica l’organizzazione che possiede come unica tattica, o perlomeno come tattica principale nel raggiungimento dei suoi obiettivi, un atto di terrorismo. Secondo questa definizione, non qualificherei di terroristici i governi o le organizzazioni popolari politiche, benché facciano uso del terrorismo per affrontare i loro nemici, perché si occupano anche di altri problemi societari; il terrorismo non è la loro unica tattica né il pilastro delle loro azioni nell’affrontare i loro problemi e obiettivi quotidiani.

 

In un articolo pubblicato di recente dal Cultic Studies Review [3], ho affermato: “Se l’unica tattica o la tattica fondamentale di un’organizzazione è il terrorismo, prima o poi essa sarà costretta a cambiare la moralità dei suoi membri perché non corrisponderà più all’etica della società dalla quale provengono. L’organizzazione si troverà davanti a due opzioni: o cambiare l’etica e il sistema di credenze dei suoi membri, o accettare che ci siano fazioni interne e abbandoni del gruppo su vasta scala”. Per cui, prima o poi, per poter conservare i propri membri, per poterli allontanare dall’influenza emozionale e morale delle loro famiglie, degli amici e della società, le organizzazioni terroristiche non avranno altra scelta che isolarli dalla società in senso largo, perlomeno psicologicamente, e, se ci riescono, fisicamente, e dare inizio al processo di manipolazione mentale dei suoi membri sotto vari nomi e pretesti. È questa la via verso un cambiamento completo in setta distruttiva.

 

Per illustrare la maniera in cui l’etica e le regole di condotta di un’organizzazione terroristica è in contraddizione con le tradizioni, la cultura, la fede e l’ideologia della società, voglio menzionare le operazioni di suicidio del PMOI iniziate durante l’estate del 1981, come, per esempio, l’omicidio dell’Ayatollah Madani, un rappresentante religioso di Khomeini a Tabriz [4], ed un altro attentato suicida, che condusse all’’omicidio dell’Ayatollah Dastghayb, un rappresentante religioso di Khomeini, a Shiraz [5]. A proposito, se non sbaglio, questi sono tra i primi, se non i primissimi attentati suicidi di musulmani dell’epoca moderna [6]. Un altro fatto rilevante di quest’operazione condotta a Shiraz era il fatto che, per la prima volta, l’atto terroristico era stato effettuato da una donna e non da un uomo in un Paese musulmano. Tra gli altri aspetti importanti di queste operazioni completamente opposte all’etica della società, troviamo:

  • una rottura del tabù del suicidio. I musulmani, come i cristiani, credono che il suicidio sia un grande peccato che la persona che lo commette è degna di finire in inferno.
  • La rottura della regola fondamentale che consiste nel non intraprendere azioni in luoghi pubblici. Altre persone innocenti si ritrovarono tra le vittime [7].
  • Il fatto che molti attentatori suicidi uccidessero le loro vittime durante i sermoni del venerdì, quando le moschee e qualsiasi altro luogo nel quale la gente prega tradizionalmente, che consideravano come santuari. Secondo le regole religiose, chiese e sinagoghe sono al riparo dalla violenza.
  • Il fatto che uccidessero un membro del clero, un Ayatollah, un anziano non combattente, così come donne e bambini, tutti atti proibiti dalla legge e dai principi islamici [8].

 

Come si può vedere, quando la propria tattica e strategia cambia per diventare solo terrorismo, non si è più vincolati dalla morale e dalla tradizione popolare, da regole di condotta o da una qualsiasi fede o cultura. Ironicamente, benché non sia per nulla d’accordo con molte affermazioni del presidente Bush e del Sg. Blair, devo comunque dire che concordo con loro sul fatto che le organizzazioni terroristiche (ma non tutti coloro che usano il terrorismo come una delle loro numerose tattiche) vanno contro il nostro modo di vivere, la nostra democrazia e la nostra libertà. Tuttavia, devo aggiungere che le organizzazioni terroristiche, così come quasi tutte le sette distruttive non sono solo opposte ai valori occidentali, ma anche all’etica e ai valori di tutte le società moderne e civilizzate, il fatto che siano orientali o occidentali non fa alcuna differenza. Ovviamente, traggono profitto dal progresso della scienza e dall’esistenza della libertà e della democrazia o di qualsiasi altra strada che si apre a loro nelle varie società per reclutare e farsi pubblicità; la tecnologia moderna, come internet, i telefoni cellulari, ecc., è un grande vantaggio per Al-Qaida e il PMOI, … che la usano a fine di propaganda. Il PMOI va anche oltre, presentandosi come difensore dei valori moderni quali la democrazia, la libertà e l’uguaglianza. Tuttavia, osservando le relazioni interne di tali sette, si può facilmente scoprire il loro vero volto e l’intensità dell’odio che provano per quei valori. È doveroso sperare che non arrivino mai al potere, perché userebbero la stessa democrazia diffusa da Hitler, creando un regime dittatoriale e di atrocità mai visto prima in nessuna civiltà.

 

Quando un gruppo ignora l’etica e i valori delle popolazioni, perdendo in tal modo il sostegno della società in senso largo, i suoi membri e seguaci assumono più importanza. [9] L’organizzazione deve quindi affrontare questo dilemma: che fare con l’etica e la moralità dei suoi membri e seguaci? Dopo tutto, sono, o erano, individui ordinari provenienti dalla medesima società, vincolati dallo stesso codice modale e dalle stesse credenze, e aventi delle responsabilità se non altro nei confronti della loro famiglia e dei loro amici.

 

La risposta valida per qualsiasi organizzazione a questo punto della transizione è ovvia: “Cambiarli o perderli” [10].

 

Per cambiare l’etica, le credenze, il carattere e la personalità dei loro membri, le organizzazioni terroristiche non hanno altra scelta che iniziare il processo di manipolazione mentale. Se riescono a farlo, avranno in mano tutti gli elementi essenziali di una setta distruttiva; nel caso contrario, si verificheranno delle fazioni, degli abbandoni massivi e alla fine, non avranno altra scelta che cambiare tattica e trasformarsi in qualcos’altro, forse in un’organizzazione politica come l’IRA in Irlanda, o disintegrarsi completamente come Pykar, un’organizzazione marxista, diramazione del PMOI che non riuscì a mutarsi in setta e che dovette finalmente annunciare pubblicamente la sua dissoluzione.

 

Organizzazioni terroristiche o sette distruttive: quale è peggio?

Sì, secondo me, un’organizzazione terroristica non ha altra scelta che trasformarsi in setta distruttiva; tuttavia, essa diventerà, attraverso questo cambiamento, qualcosa di migliore, di più accettabile, o di molto peggio? Quale, tra organizzazione terroristica e setta distruttiva, è peggio? Penso che una setta distruttiva sia  peggiore, per due motivi principali:

1-                  quando un’organizzazione diventa una setta distruttiva, non è più sottomessa a nessuna norma, etica o regola. La sua dottrina e le sue regole di condotta possono cambiare facilmente in ogni istante per servire i due obiettivi essenziali della setta: la sopravvivenza e la realizzazione del sogno infantile del leader. Conseguentemente, se una setta viene costretta ad abbandonare la violenza come tattica principale, come le forze americane hanno fatto disarmando il PMOI [11], può comunque tornare al terrorismo qualora ne avesse la possibilità o ne avvertisse il bisogno. Invece, le organizzazioni di ogni tipo, anche quelle terroristiche (prima di mutarsi in setta), sono fedeli ad una serie di idee e principi o perlomeno ad alcune finalità o obiettivi; ad esempio, l’unificazione dell’Irlanda era lo scopo dell’IRA, quindi, in una certa misura, si tratta di un gruppo prevedibile, accessibile, con il quale è possibile dialogare e la cui politica può venire influenzata per cambiarlo in un tipo di organizzazione più pacifista e democratica.

2-                  Il secondo motivo per il quale credo che sia più difficile affrontare una setta distruttiva rispetto ad un altro tipo di organizzazione è dovuto al cambiamento di personalità che subiscono i membri delle sette distruttive. Uno degli slogan dei leader del PMOI dettava ai suoi membri di trasformarsi in formiche, di imparare dalle formiche ad essere disinteressati e ad agire d’istinto, secondo i desideri del capo, senza mai metterli in dubbio o porre domande. Se i leader del PMOI menzionavano e chiedevano apertamente e schiettamente ai loro membri questo antico desiderio di tutti i tiranni del mondo, non per questo i leader che non ne parlano non si diano i mezzi per realizzarlo. Penso che si tratti dello scopo e dell’obiettivo di tutte le sette distruttive ed è proprio per questo che l’affrontare questi gruppi sia troppo difficile.

3-

È cosa ardua per noi, che viviamo nella società in senso largo, nella quale conduciamo un’esistenza normale, capire un terrorista suicida a Londra, Madrid o New York, così come era difficile per il popolo iraniano del decimo secolo, per i crociati occidentali e per i sovrani dell’epoca capire le azioni suicidarie della setta degli Assassini. Allora, si razionalizzavano le azioni degli Assassini spiegando che erano stati narcotizzati forse da Hashish, sostanza dalla quale deriva il loro nome. Oggi, sento alcuni esperti affermare che i terroristi suicidi si uccidono per accedere al paradiso o forse a splendide Hories. A mio avviso, entrambe queste teorie sono false; è possibile che gli Assassini facessero uso di un tipo di narcotico o che alcuni attentatori suicidi pensino poter soddisfare ulteriormente i propri desideri sessuali dopo la morte che non mentre sono ancora in vita, ma il motivo principale risiede nel fatto che i membri di una setta distruttiva cambiano: perdono gradualmente la loro singolarità, la loro individualità, il loro istinto di conservazione e addirittura la loro autonomia, perdono il proprio carattere, i propri principi ed anche le proprie emozioni;  diventano seguaci assoluti, leali e ubbidienti al leader. Penso dunque che sia questo il motivo per il quale è troppo difficile affrontare e fermare tali sette. I loro membri diventeranno simili a quei personaggi mutanti di alcuni film di finzione. Possono essere persone sorridenti, gentili e felici, ed alcuni minuti dopo, trasformarsi in individui rabbiosi, violenti e spietati, capaci di ferire chiunque ed anche uccidere bambini innocenti. Non sono prevedibili, né riconoscibili. Non possiedono un insieme di credenze comprensibili e sulle quali è possibile basarsi per iniziare una discussione ed eventualmente una trattativa. Non hanno alcun desiderio, alcuna debolezza personale sfruttabili per un eventuale cambiamento. Ricercano il dolore, l’avversità ed anche la morte; non possono essere minacciati, in quanto accettano il fatto di essere “vittime delle atrocità della società e martiri per il leader ed i suoi motti”. Nessun metodo convenzionale per affrontare criminali è quindi utile quando ci si occupa dei membri di una setta distruttiva. Proverò più avanti a spiegare la risposta che do a questo problema.

 

Terrorismo – risurrezione di un’antica caratteristica delle sette distruttive

 

Ho dichiarato sopra che tutte le organizzazioni terroristiche non hanno altra scelta, se desiderano sopravvivere con il ‘terrorismo” come pilastro della loro strategia o come unica o principale attività, che cambiare e diventare una setta distruttiva. L’opposto non è sempre vero. Non tutte le sette distruttive sono un’organizzazione terroristica.

 

Se tutte le sette distruttive non sono necessariamente terroristiche, il terrorismo tuttavia non è per loro un elemento sconosciuto. La setta più antica di cui si hanno reperti storici è probabilmente quella dei Fanatici, che combatterono contro i romani nel 48 d.C. [12]. I Fanatici furono presumibilmente anche i precursori delle azioni di suicidi di massa. Quando Lazzaro, il loro leader, capì che non aveva modo di ottenere la vittoria, chiese a tutti i membri di uccidersi. Secoli più tardi, assistiamo ad una ripetizione delle loro azioni a Waco e Jones Town. Un altro esempio di quella che è probabilmente una delle sette terroristiche più durevoli sono i Thugs: gli strangolatori Thugs predavano in tutta l’India fino a quando non furono soppressi verso la metà del diciannovesimo secolo dai britannici [13].

 

Ma forse la setta terroristica più famosa, antenata del PMOI e di Al-Qaida sono gli Assassini [14], che diedero origine alla parola “Assassinio” [15]. Così come il PMOI ed Al-Qaida iniziano il loro reclutamento con slogan anti-americani, gli Assassini reclutavano i loro membri con la scusa dell’occupazione dell’Iran dapprima dagli arabi e poi dai turchi nel decimo secolo d.C.

 

Se facevano uso di slogan nazionalisti a fini di reclutamento, dimostrarono presto, una volta diventati setta, che niente contava per loro, se non la sopravvivenza e la prosperità della setta. Come il PMOI, che collaborò, per poter sopravvivere e progredire, con i nemici dell’Iran come Saddam Hussein dell’Iraq, anche gli Assassini, per sopravvivere e progredire, erano disposti a lavorare assieme a chiunque, incluso con gli arabi contro i turchi, con i crociati ed anche con i mongoli “atei” contro i musulmani arabi, per poi cambiare facilmente parte, motivati non dalla gente o da una fede, ma dalla setta stessa [16].

 

Come per altre sette la loro dottrina, in questo caso l’Islam era importante per gli Assassini finché aveva un’utilità nel reclutamento; quando quest’utilità venne meno, cambiarono nel modo che più conveniva loro [17].

 

Al fine di trasformare i loro membri in macchina di morte, usarono, come anche il PMOI e Al-Qaida, solo due concetti dell’Islam: il Jihad e il martirio, con la loro interpretazione deformata ed ignorando le regole di condotta islamiche [18]. Esattamente come il PMOI e Al-Qaida, dimostrarono di non avere nessun rispetto per la vita umana, non esitavano ad uccidere chiunque si fosse trovato sulla strada del raggiungimento dei loro obiettivi, anche se si trattava di uomini di chiesa [19] durante i tempi di preghiera in una moschea [20].

 

Come il PMOI e probabilmente anche Al-Qaida e tutte le sette distruttive, per riuscire a fare un lavaggio di cervello ai loro membri e trasformarli in macchine di morte, pronte a seguire d’istinto gli ordini del leader, senza mai metterli in dubbio o porre domande, gli Assassini dovevano avere un controllo assoluto sulla sessualità dei loro membri. Il PMOI o David Koresh ordinavano a tutti i membri di divorziare e di abbandonare il sesso sia in questa vita che nell’aldilà, mentre gli Assassini erano soliti castrare i loro giovani attentatori suicidi.

 

Come definisco le sette distruttive?

 

A questo punto, vorrei spiegare brevemente il modo in cui definisco le sette distruttive:

Le sette distruttive, secondo la mia definizione, si compongono di quattro caratteristiche o elementi essenziali:

 

1- un leader carismatico:

A differenza di alcuni esperti che definiscono le sette e le categorizzano a seconda della loro ideologia o dottrina, la mia definizione delle sette ha inizio con il loro leader, e non con la loro dottrina. Si tratta di un leader dall’ego infantile ed dalla personalità narcisista, che fallisce nel soddisfare i suoi bisogni utopici ed a materializzare le sue smisurate ambizioni nel mondo; crea così nella setta distruttiva il suo mini-mondo giocattolo nell’isolamento psicologico o fisico dei suoi membri dalla società. Secondo me, il leader di una setta è totalmente diverso da un leader politico ordinario per via di alcuni suoi attributi, quali: il carisma e il fascino, il narcisismo o l’ego infantile, il suo complesso di superiorità, il suo bisogno di essere circondato da adoratori e la sua solitudine.

È un leader, che, al fine di attrarre e reclutare discepoli, necessita di una causa, di una dottrina o di un’ideologia. La causa o la dottrina per il leader di una setta è un mezzo, non un obiettivo. Sceglie la sua dottrina a seconda delle credenze, dei bisogni del popolo, delle ingiustizie e dei mali esistenti della società e dei lamenti provenienti dal gruppo dal quale intende prelevare i suoi seguaci. Il suo obiettivo è di reclutare adoratori, giocattoli per il suo sogno di un mondo infantile, con lo scopo di creare tale mondo e di unire il suo ego interno con quello esterno. Il concetto che funge da “causa” o da “dottrina” non è importante e nessun capo setta si sente vincolato da una qualunque lealtà nei confronti dei suoi messaggi o obiettivi originali.

 

2- Dottrina, obiettivo o causa manichei:

A differenza di alcuni esperti che spiegano la dottrina o l’ideologia delle sette distruttive, non ho intenzione di chiamarle o definirle a seconda dei fattori superficiali o, oserei dire, ipocriti, che hanno in comune con credenze popolari come la cristianità, l’Islam o addirittura ideologie come il nazionalismo od il marxismo [21].

 

Ecco perché, secondo la mia definizione delle sette distruttive, quello che scelgono di chiamare la loro dottrina, o comunque il modo in cui la definiscono, indipendentemente dalla lealtà che sembrano avere nei suoi confronti o dalla costanza che sembrano dimostrare nell’etica di tale fede, non ha tanta importanza quanto i fattori comuni della dottrina di tutte le sette distruttive, che sono: la credenza in un mondo manicheo e la loro esclusività, (opposta all’inclusività di altri gruppi sociali, che possono possedere un dogma, ma i cui membri e seguaci sono liberi di agire nonostante ci siano direttive da osservare; anche i dogmi dei seguaci delle religioni più estreme sono limitate e contenute, mentre le sette distruttive hanno dogmi su tutto, tranne forse pochissimo aspetti della vita). In altre parole, tutti gli aspetti della vita dei membri di una setta distruttiva sono determinati dal leader. Il membro non possiede alcuna libertà di scelta, tranne su aspetti molti limitati della sua vita. Altri fattori comuni delle dottrine sono: la furbizia e l’inganno o la credenza nell’idea che la fine giustifica i mezzi.

 

3- Organizzazione totalitaria

Benché l’organizzazione non sia tanto importante quanto la dottrina della setta e certamente non tanto importante quanto il metodo di manipolazione mentale di cui i leader delle sette fanno uso per cambiare i loro discepoli, trasformandoli dalle persone che sono realmente in adoratori ideali e benché possano facilmente, a seconda delle dimensioni e delle circostanze cambiare la forma della loro organizzazione, si possono comunque osservare numerose similarità tra le varie organizzazioni di sette distruttive. Similarità come queste sono tutte di ordine totalitario, per cui non esiste spazio per la democrazia, per dubbi o critiche contro il leader ed i suoi ordini : disciplina di ferro, lavoro estremo, autonomia dalla società, segretezza e sorveglianza, adesione al gruppo per tutta la vita e via d’uscita chiuse. Nel caso di Al-Qaida, benché sia cambiata ed abbia effettuato alcune concessioni, in ogni minima particella di queste sue concessioni, si riscontrano questi elementi comuni dell’organizzazione delle sette distruttive.

 

4- Manipolazione mentale

I leader delle sette, per riuscire a costruire questo loro mondo infantile e soddisfare la loro inclinazione per il “tutto o niente”, non hanno altra scelta che isolare loro stessi e il loro piccolo mondo, sia psicologicamente che fisicamente (se ci riescono) e trovare metodi per trasformare uomini e donne libere, reclutati all’interno delle società, negli oggetti-giocattolo del loro mondo immaginario. Questi guru non hanno altra scelta che usare un metodo di manipolazione mentale se desiderano tenere i loro discepoli-giocattoli richiusi in una linea di condotta stretta ed assoluta, senza nessuna domanda, nessun dubbio, restrizione o contraddizione, nessuna credenza, principio, desiderio, speranza, sogno o pensiero, e addirittura nessuna emozione o sentimento di tipo privato o personale per cambiarli e renderli abbastanza flessibili per entrare nel loro gioco o rappresentazione.

 

Quando si parla di manipolazione mentale, ci troviamo ad un tratto di fronte a due estremi: da una parte, ci sono coloro che negano l’esistenza di tali metodi; dall’altra, si trovano tutti coloro che chiamano semplici tecniche di reclutamento il “lavaggio di cervello”. Essi chiamano i membri di qualsiasi setta, anche di quelle non distruttive, “zombi” o “macchine”. Personalmente, non credo che esista un qualunque modo di effettuare un lavaggio di cervello totale in una persona, in modo che oltrepassi gli effetti dei geni o della primissima educazione ricevuta dai genitori e dalla società e che modellano il carattere e la personalità di fondo di una persona. Detto questo, sono stato testimone di cambiamenti della mia stessa personalità e di quella di centinaia se non migliaia di altri membri del PMOI dovuto all’uso di diversi metodi di manipolazione mentale; ecco perché credo fermamente nell’esistenza di metodi che sono in grado di cambiare il carattere, la personalità, il sistema di credenze e la percezione dell’individualità, in una persona. Questi metodi possono spingerla fuori dal sedile del conducente della propria esistenza contro la sua volontà e costringerla ad occupare un sedile passeggero e ad abbandonarsi al leader, quasi completamente. Come ho menzionato prima, non credo che una persona possa diventare, ad esempio, uno “zombi” o una “macchina” in modo assoluto, ma allo stesso tempo, devo dire che, paragonando coloro che usano questi termini per descrivere i membri delle sette e coloro che negano l’esistenza di metodi di manipolazione mentale, penso che la prima opinione sia molto più vicina alla realtà della seconda. Sì, credo che i membri reali, leali e ubbidienti delle sette distruttive siano più simili alla “formica” che Rajavi voleva farci diventare, o ad uno “zombi” o ad una “macchina”, che non gli uomini e le donne libere che osserviamo in una società nel senso più largo, nonostante le restrizioni che possono opporsi alla loro volontà libera.

 

Per spiegare la manipolazione mentale, l’ho suddivisa in tre diverse categorie o fasi. Per prima cosa, l’uso di tecniche razionali e di influenza, intente a cambiare i valori delle nuove reclute, come mezzo di reclutamento. In secondo luogo, dopo aver modificato le credenze del nuovo membro, il compito principale del leader della setta sarà di inserire e stabilizzare nuovi valori, e di trovare un modo per neutralizzare l’inclinazione della nuova recluta a tornare al suo vecchio sistema di credenze, dovuta alla pressione esercitata dalla sua personalità e dai suoi sentimenti verso il suo antico modo di vita, la sua famiglia ed i suoi amici. Questo compito viene effettuato principalmente attraverso l’isolamento e il cambiamento di comportamento, tecniche che io chiamo controllo mentale. Infine, per completare il suo desiderio di cambiare uomini e donne libere in giocattoli trasformabili e modellabili a seconda del suo volere, un leader di una setta distruttiva deve cambiare la personalità individuale del discepolo affinché diventi la personalità collettiva della setta; per arrivare a questo, userà principalmente l’emozione, che io definisco lavaggio di cervello [22] .

 

Affrontare sette terroristiche è cosa ben diversa dell’affrontare il terrorismo stesso:

 

Come già spiegato, quando un’organizzazione terroristica cambia per diventare una setta distruttiva, la sua dottrina, la sua ideologia o causa originale non ha più la stessa importanza per i membri di quando sono stati arruolati; è questa la differenza fondamentale tra individui terroristi o organizzazioni che usano il terrorismo come una tra molte altre tattiche da una parte, e le organizzazioni terroristiche dall’altra. I due elementi decisivi per la sopravvivenza delle sette distruttive sono: 1- il leader e 2- il sistema di manipolazione mentale. Per cui, mentre da un lato si può, nella gestione di terroristi individuali ed altri tipi di organizzazioni, ragionare, educare, gestire e addirittura trattare, in breve si può fare uso di tutti i mezzi politici e razionali per persuaderli di abbandonare la violenza ed il terrorismo in quanto tattica e fare uso di mezzi politici per raggiungere i loro obiettivi; d’altro canto, quando si affrontano sette distruttive tra le quali organizzazioni terroristiche, l’uso di questi mezzi diventa vano.

 

Ancora una volta, mentre nel primo caso è doveroso riconoscere la loro implicazione nella loro dottrina o nel loro obiettivo e l’uso di tale dottrina come base forte e decisiva per educare, ragionare, individuare le contraddizioni, ed anche avviare trattative; nel secondo caso, l’errore più grande che si può commettere è qualificarle, per esempio, di musulmane, nazionaliste cristiane o di marxiste, soprattutto pubblicamente e, peggio ancora, accettarle come NMR o come portavoce di quelle fedi, ideologie o cause. Purtroppo, questo è stato l’errore più grave commesso dai politici, dai media ed anche da alcuni accademici e intellettuali occidentali dopo l’11 settembre, che qualificarono Al-Qaida di organizzazione musulmana, nonché coloro che etichettarono i suoi membri di islamisti o che paragonarono addirittura la loro propaganda e le loro azioni all’Islam. Credo fermamente che queste persone, nel qualificare le organizzazioni terroristiche di musulmane e non di sette distruttive, le abbiano sostenute ed aiutate, in un modo che mai avrebbero potuto immaginare. Queste sette, infatti, riuscirono così ad attrarre molti musulmani insoddisfatti, per esempio, delle politiche occidentali nei confronti del conflitto israeliano-palestinese; Osma è diventato il secondo nome più dato ai neonati dei Paesi arabi, e Al-Qaida ha assunto così tanti giovani musulmani insoddisfatti da non poter più gestire la loro educazione, la loro organizzazione o la loro missione. Spero che un giorno coloro che hanno identificato Al-Qaida con l’Islam si rendano conto di ciò che hanno fatto e del modo in cui si sono trasformati in importanti sostenitori delle organizzazioni terroristiche, con la speranza che verranno almeno costretti a scusarsi per la centinaia di migliaia di vittime che il terrorismo recente ha fatto nel mondo.

 

Per affrontare le organizzazioni terroristiche, dobbiamo cercare, imparare e capire i loro punti di forza, tra cui il più importante è quello di capire come riescano a manipolare le menti dei loro discepoli e quindi a neutralizzarli. Secondo me, gli elementi più notevoli della loro manipolazione mentale sono: 1-isolamento psicologico e fisico delle nuove reclute dalla società. e 2- uso di forti emozioni per i musulmani ed in particolar modo i giovani musulmani nei confronti di ciò che sta avvenendo nel mondo islamico.

 

1-                  Isolamento psicologico: nell’articolo menzionato qui sopra [23] , ho tentato di evidenziare come le sette distruttive in generale e le sette terroristiche in particolare creino fobie, paranoie, odi e ribrezzi nei confronti del mondo esterno ed in questo modo riescano ad isolare psicologicamente i loro nuovi membri dalla società e a disumanizzare o sovrumanizzare i non membri. Purtroppo, di nuovo dopo l’11 settembre, i governi e i mass media occidentali non solo hanno evitato di neutralizzare questi elementi, ma, al contrario, al fine di soddisfare l’opinione pubblica, hanno fatto credere che si stavano occupando del problema; in un certo senso, hanno anche aiutato molto le organizzazioni terroristiche ad isolare i loro membri dalla società.  Per affrontare tali elementi, bisogna capire, rendersi conto e riconoscere che ogni membro di una setta distruttiva è un individuo morente, desideroso di un po’ di incoraggiamento, di bontà, di comprensione, e di una mano amica per sopravvivere e riuscire a salvarsi. Voglio illustrare questa affermazione con due esempi personali. Un giorno, dopo essere stato sveglio per più di 24 ore, debbi fare un viaggio da Parigi a Washington; sull’aereo, un’anziana signora, che era seduta vicino a me, vedendo quanto stanco ero, mi dimostrò un po’ di gentilezza e di comprensione e conservò il vassoietto con il mio pranzo per quando mi sarei svegliato. Ecco un altro esempio: un giorno mi ferii cadendo da una scala, per via del mio problema alla schiena, ed un mio amico, che non era membro del PMOI, mi aiutò e si prese cura della mia ferita. Non potete immaginare come queste due azioni genuine di comprensione e di gentilezza mi abbiano aiutato a liberare la mia mente dall’idea che i membri del PMOI siano superiori a tutto ed a neutralizzare l’idea di disumanizzazione e di sovrumanizzazione delle persone esterne. Attraverso la reclusione, gli insulti, i colpi, il waterboarding, la tortura dei membri delle sette distruttive, si indeboliscono quegli individui morenti e si rafforza la personalità collettiva della setta, rendendo i suoi membri più sicuri in tutte le loro azioni. Forse, per la sicurezza del pubblico in generale, non si possono interrompere le politiche di perquisizioni aleatorie e forse è necessario arrestare ed imprigionare qualcuno anche per errore, ma tutto questo non è tanto importante o tanto dannoso quanto ciò che viene fatto dopo aver fermato o arrestato una recluta potenziale di una setta distruttiva. Se riuscissimo a convincere il pubblico in generale e la polizia e i media in particolare del fatto che i membri delle sette distruttive sono vittime e non criminali, che hanno bisogno di un aiuto psicologico e non di una punizione, allora è possibile affrontare questo problema senza creare nuove vittime e martiri che le sette distruttive potrebbero arruolare e ai quali potrebbero fare ulteriori lavaggi di cervello.

 

2-        Emozione: effettivamente, in occidente forse non siamo capaci di fare molto per i sentimenti dei musulmani e se posso dire per i sentimenti umani nei confronti di ciò che sta avvenendo nel mondo, ingiustizie, discriminazioni ed atrocità. Non possiamo impedire ai nostri media di diffondere queste notizie e quando a volte agiamo come questi nostri media, credo che commettiamo l’errore più grosso di tutti, nel senso in cui comproviamo gli argomenti delle organizzazioni terroristiche, ignorando però i nostri valori e screditandoci come società libera, democratica e giusta; conseguentemente, incoraggiamo non solo le potenziali giovani reclute delle sette terroristiche a dirigersi verso fonti informative alternative, ma le spingiamo anche verso l’attrazione esercitata da un’educazione violenta e da mezzi violenti di canalizzare le loro emozioni. Credo che dovremmo perlomeno difendere i nostri valori, la nostra libertà, la nostra democrazia, la nostra autonomia e la nostra giustizia. Dobbiamo ridurre il bisogno di fonti informative alternative di tipo terroristico o settario, fornendo noi stessi informazioni dirette e reali di ingiustizia. Dobbiamo capire e riconoscere l’emozione della gente, specialmente dei giovani musulmani nei confronti delle ingiustizie, delle discriminazioni e delle atrocità, poi educarli, aprire i loro occhi e agevolare il loro accesso a mezzi alternativi per gestire le loro emozioni. Recentemente, ho avuto modo di vedere un documentario sul quarto canale, intitolato “La repubblica islamica britannica” [24]; in questo documentario, il produttore ed il presentatore del programma avevano, secondo me, un punto di vista abbastanza giusto e corretto; purtroppo, allo stesso tempo, tentavano di “rivelare” e “screditare” coloro che tentano di trovare la loro voce nel parlamento britannico, dichiarando come costoro mirino ad infiltrare o ad influenzare il partito Laburista o ad introdurre il loro candidato per l’elezione parlamentare. Ebbene, spero di sbagliarmi e che queste azioni di diffamazione di coloro che cercano di trovare una via politica come risposta allo sgomento di questi giovani non fosse l’intenzione dei produttori di quel programma, dato che secondo me è esattamente quello che noi dobbiamo fare, incoraggiare e mostrare ai giovani musulmani come possano canalizzare la loro emozione, il loro senso di responsabilità, il loro bisogno di fare qualcosa contro l’ingiustizia con i mezzi pacifici e politici e dimostrare loro che può funzionare e che si tratta della maniera giusta di dirigersi verso una soluzione a lungo termine per i mali del mondo moderno. [25]

[1]           In un rapporto RAND, pagine 10 e 11, si può leggere: “Il PMOI ha dichiarato aver inviato una lettera al DS (Dipartimento di Stato degli Stati Uniti) nel febbraio del 2003, nella quale spiega la sua intenzione di adottare una posizione neutrale durante l’invasione imminente dell’Iraq e comunica il suo rifiuto di aprire il fuoco sulle forze della coalizione, nemmeno per autodifesa. Ha anche dichiarato essersi proposta di lottare a nome della coalizione.  (Il RAND: National Defense Research Institute (Istituto nazionale di ricerca e difesa) è un organismo di ricerca senza fini di lucro che fornisce un’analisi obiettiva e una soluzione efficace alle sfide affrontate dai settori sia pubblici che privati a livello mondiale. Il suo rapporto, intitolato: “I Mujaheddin-e Khalq in Iraq, un enigma politico 2009” fu sostenuto dall’ufficio del segretario della difesa degli Stati Uniti d’America. Il rapporto completo può essere letto qui: http://www.rand.org/pubs/monographs/MG871/😉

[2]            Per saperne di più sul PMOI e sulla sua rivoluzione ideologica, consultare MASOUD, “Memorie di un ribelle iraniano”, pubblicato da SAQI Book, 2004. Una versione inedita delle mie memorie è anche consultabile sul mio sito internet: http://www.banisadr.info/mylifestory.htm  È possibile dedicarsi alla lettura di “Il Mojaheddin iraniano” pubblicato da Yale University press, New Haven e Londra – 1989 scritto da  Ervand Abrahamian, professore di storia al Baruch College, City University di New York.

[3]       “Le organizzazioni terroristiche sono sette”, Masoud Banisadr, Cultic Studies Review, Vol. 8, N. 2, 2009 pp.: 15. Questo articolo può essere letto sul mio sito internet: http://www.banisadr.info/ICSA2009.htm

[4]            Pubblicazione del PMOI, Nashrieh … 11 dicembre 1981.

[5]            Pubblicazione del PMOI, Nashrieh … 18 dicembre 1981.

[6]            “Il terrore del suicidio anticipa la manifestazione moderna degli attentati alla bomba in auto iniziati in Libano. Questi atti non sono né tipici del periodo moderno, né confinati ad una singola regione o religione. Tra i primi antecedenti storici del terrorismo si possono citare i Fanatici ebrei ed i Sicari nel primo secolo d.C., nel periodo del secondo tempio fino alla sua distruzione nel 70 d.C., i thugs indù dell’India del tempo di Erodoto fino al 1836, gli Assassini del dodicesimo secolo, i movimenti anticoloniali sulla Costa di Malabar ed i kamikaze giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Esaminando questi esempi precoci di terrorismo, si possono stabilire alcuni modelli generali che ne sono emersi e trovare similarità tra questi primi casi e fenomeni più recenti. I temi comuni che emergono da questi primi esempi costituiscono un modello di ciò che avviene oggi: il compito della prima educazione nella ricerca di aderenti, l’apparizione di capi carismatici ed ambiziosi, dispute riguardo a territori occupati e i vari modi in cui la religione viene manipolata per indurre i seguaci ad uccidere nel nome di Dio” (da Dying to Kill di Mia Bloom, p. 4).

[7]            Certamente, quando cittadini comuni si trovavano tra le vittime, si diceva che erano agenti o spie del regime, o Basiji (membri delle squadre di mobilizzazione)…” È interessante notare che tra tutte attività terroristiche che il PMOI portò a termine all’epoca, rivendicò l’esplosione di tre bombe nelle vicinanze della residenza di Khomeini (pubblicazione del PMOI Nashrieh, 23 aprile 1982) ma negò altri bombardamenti che causarono la morte di persone comuni, che non potevano essere accettate nemmeno tra i propri sostenitori dell’organizzazione PMOI. Affermò che questi atti erano frutto del regime stesso, (pubblicazione di PMOI Nashrieh, 10 settembre 1982) o di un altro regime (pubblicazione di PMOI Nashrieh, 8 ottobre 1982). Eppure non esitò ad uccidere un responsabile di un’agenzia di stato costretto per legge a fornire un elenco di tutte le proprietà (pubblicazione di PMOI Nashrieh, 14 maggio 1982), o il capo di un’organizzazione locale di sostegno ai contadini (pubblicazione di PMOI Nashrieh, 23 luglio 1982). In realtà, secondo il punto di vista di PMOI e dei suoi seguaci, chiunque sostenesse il regime era un criminale e meritevole di morte. Più tardi, l’organizzazione cambiò moltissimo e iniziò a considerare che una persona non poteva essere che con essa o con il regime; conseguentemente, chiunque non fosse dalla parte dell’organizzazione, era dalla parte del regime e meritevole di morte. Così, nell’arco di un anno, l’organizzazione uccise più di 2000 persone e se ne vantò fieramente (pubblicazione di PMOI, Nashrieh numero 55, 24/9/1982, anche nella pubblicazione PMOI Mojahed numero 163, 4/8/1983, fu annunciato che il numero di vittime uccise dal PMOI tra il 20 giugno 1982 e il 20 giugno 1983 si ammontava a 2800 persone.). Naturalmente, in seguito, con la perdita graduale di tutti i suoi seguaci in Iran per via della loro esecuzione o nel corso di lotte armate, fu costretta a rimpatriare squadre terroristiche dall’Iraq; in tal modo, divenne difficile prendere di mira alti ufficiali, ed iniziò quindi a far esplodere condotte di petrolio (pubblicazione di PMOI Mojahed, 14 giugno 1993) o a porre bombe in luoghi come la tomba di Khomeini, il che provocò la morte di cittadini comuni. (pubblicazione di PMOI Boltan, 16 ottobre 1992).

[8]            Le Regole del Jihad: i musulmani sanno generalmente che il Jihad ha le sue regole e le sue condizioni. Nel Corano, Dio ha evidenziato il fatto che nessuno deve violare queste regole o ignorarle. Abu Baker, il primo califfo sotto il profeta, riferendosi al Corano e alle parole del profeta, dichiarò a coloro che volevano considerarsi soldati musulmani: “Non tradite, non serbate rancori, non ingannate, non uccidete bambini, non uccidete anziani, non uccidete donne, non distruggete né bruciate alveari, non abbattete alberi da frutto, non uccidete pecore, bestiame o cammelli, eccetto per nutrirvi. Incontrerete delle persone che trascorrono la loro vita in monasteri; lasciatele a ciò per cui hanno dedicato la vita…” (da Eredi del Profeta Maometto di Barnaby Rogerson, p. 162). Inoltre, Alì, il quarto califfo, stabilì ulteriori regole per porre fine agli omicidi e per salvaguardare i prigionieri di guerra. Diceva: “Colui che volta le spalle non sarà perseguitato, i feriti non verranno uccisi, coloro che getteranno le armi avranno la salvezza.” Alì aveva perdonato con bontà. Le vittime delle due fazioni furono seppellite; solo le armi e gli animali catturati potevano essere tenuti come bottino di guerra (da Eredi del profeta Maometto di Barnaby Rogerson, p. 298).

[9]            “[quando] i Mujaheddin si resero conto che la seconda rivoluzione non era imminente e che dovevano prepararsi ad una battaglia armata prolungata, l’organizzazione militare oltrepassò l’opportunismo politico nell’elenco delle priorità. I seguaci irriducibili divennero più importanti dei “falsi amici” e dei “compagni di viaggio”, la “qualità” dei membri divenne più importante del numero di simpatizzanti, la disciplina dell’organizzazione più rilevante dell’apparenza di una democrazia interna e la purezza ideologica tra i membri, più essenziale dei contatti frequenti con simpatizzanti esterni, soprattutto se tali simpatizzanti presentavano il rischio di contaminare i membri ordinari. Così, l’attitudine estroversa fu sostituita da un comportamento introverso che trattava gli alleati come se fossero nemici potenziali. Questa nuova ottica faceva considerare tutti coloro che non erano completamente dalla parte dei Mujaheddin come nemici. Una volta giunti a queste conclusioni, i Mujaheddin cominciarono ad estorcere i “falsi amici” dal consiglio nazionale—alcuni ex-membri del consiglio nazionale credono che i Mujaheddin avrebbero potuto attenuare le loro differenze con Banisadr e il partito democratico curdo. Iranshahr fu distrutta quando quel quotidiano [il Mujaheddin] osò pubblicare una serie di interviste con famosi esuli moderatamente critici dell’organizzazione. Il giornale accusò i critici di essere agenti di SAVAK.” (da Ervand Abrahamian, Mujaheddin iraniano, p. 249)

[10] “Le organizzazioni terroristiche sono sette”, Masoud Banisadr, Cultic Studies Review, Vol. 8, N. 2, 2009  pp. 164, 165

[11]           In un rapporto RAND si può leggere: “Dopo l’invasione del 2003 dell’Iraq da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito ed il rovesciamento del regime di Saddam Hussein, il PMOI fu costretto a restituire tutte le sue armi. Da allora, il PMOI afferma respingere formalmente qualsiasi uso della violenza. “Benché ci sia una documentazione limitata di questa decisione sia in lingua inglese che in lingua persiana.” (rapporto RAND 2009: http://www.rand.org/pubs/monographs/MG871/; I Mujaheddin-e Khalq in Iraq, p.: 66) Nello stesso rapporto si può leggere che i leader del PMOI chiesero di ricuperare le loro armi ogni volta che il loro rapporto con gli americani sembrava migliorare.

[12]           Fanatici: “A partire dal 48 d.C., i Fanatici cominciarono a propagandare per scatenare un’insurrezione contro i romani in Giudea. A queste campagne partecipavano i Sicari (uomini-pugnale), i quali infiltravano le città dominate dai romani e pugnalavano i collaboratori ebrei o i legionari romani con un sica, sequestravano le guardie del tempio per ottenere un riscatto, oppure avvelenavano i loro nemici. I Fanatici giustificavano l’omicidio degli altri ebrei affermando che i loro atti dimostravano le conseguenze dell’immoralità di una collaborazione con gli invasori romani, evidenziando il fatto che i romani non riuscivano a proteggere i loro collaboratori ebrei.” (Rex A. Hudson, “Sociologia e psicologia del terrorismo: chi diventa terrorista e perché?” Rapporto preparato dal dipartimento federale per la ricerca tramite un accordo tra varie agenzie, Washington DC: Government Printing Office, Library of Congress settembre 1999, 14. Citazione di Mia Bloom: ‘Dying to Kill; The Allure of Suicide terror’, Columbia University Press/ New York, 2007, p. 8)  ” I Fanatici si consideravano come un catalizzatore rivoluzionario che, attraverso la forza delle loro azioni audaci, riuscivano a far agire gli uomini, sfruttando l’attesa delle masse per un’imminente liberazione messianica cataclismica. Per generare una rivolta di massa, intensificavano la lotta mediante tattiche estreme, manipolando elementi quali la paura, gli scandali, la simpatia e la colpa. A volte queste tattiche emozionali erano provocate da atrocità terroristiche che andavano oltre le norme consensuali regolanti la violenza; in altre situazioni, venivano prodotte incitando il nemico a commettere atrocità contro la sua volontà (David C. Rapoport, Università di California, Los Angeles: “Paura e tremore,” il terrorismo in tre tradizioni religiose. The American Political Science Review, Vol. 78, N. 3 (Sett. 1984) pagina 670 Citazione di Mia Bloom: ‘Dying to Kill; The Allure of Suicide terror’, Columbia University Press/ New York, 2007, pp. 9, 10.) I Fanatici e i Sicari avevano forgiato le loro azioni per provocare deliberatamente una rivolta di massa. “Le atrocità ripetute riducevano le prospettive di una soluzione politica, piacevole, mutualmente accomodante per distruggere la credibilità dei moderati delle due fazioni, pur continuando ad espandere fermamente il conflitto, al quale si arruolavano nuovi partecipanti.”(David C. Rapoport, Università di California, Los Angeles, “Paura e tremore”, il terrorismo in tre tradizioni religiose. The American Political Science Review, Vol. 78, N. 3 (Sett. 1984) pagina 672 Citazione di Mia Bloom: ‘Dying to Kill; The Allure of Suicide terror’, Columbia University Press/ New York, 2007, pp. 9, 10.) “I leader Fanatici bruciarono addirittura le riserve alimentari destinate al loro proprio sostentamento durante il lungo assedio di Gerusalemme, al fine di dimostrare la loro devozione religiosa e per tentare di costringere la mano di Dio ad agire contro i romani. Dio non avrebbe avuto altra scelta che intervenire per preservare i suoi seguaci. L’intervento divino non fu imminente e molti residenti di Gerusalemme morirono di fame. Flavio Giuseppe biasimò le tattiche dei Fanatici per via di tutte le calamità che si abbatterono sul popolo ebreo, tra le quali l’esilio, l’espulsione, i massacri delle comunità ebree in Egitto e a Cipro, nonché la distruzione del secondo tempio. Infine, Flavio Giuseppe rimproverò il suicidio di massa avvenuto a Masada per colpa dell’intransigenza fanatica. Quando il generale romano Flavio Silva decise di attaccare Masada alla fine dell’anno 72 d.C., erano presenti 960 insorti e rifugiati nella fortezza, tra cui uomini, donne e bambini. Silva circondò la montagna con la decima legione romana ed ausiliari. L’anno seguente, quando la caduta della fortezza fu inevitabile, Lazzaro, il capo dei fanatici, persuase i difensori di Masada di iniziare un atto di suicidio di massa. (Due donne e i loro cinque figli sopravvissero nascondendosi in una caverna, e riuscirono a descrivere gli eventi.) I fanatici di Masada preferirono morire dalla loro stessa mano piuttosto che venire catturati dai nemici romani. (Flavio Giuseppe, La guerra ebrea, volume 7, 252 – 404; Paul Johnson, Una storia degli Ebrei -New York; Harper and Row, 1987- , 139-140; David Rapoport, corrispondenza personale con l’autore, 8 aprile 2004. – Citazione di Mia Bloom: ‘Dying to Kill; The Allure of Suicide terror’; Columbia University Press/ New York, 2007, pp. 10, 11)

[13]           Per ulteriori informazioni sulle sette indiane, vedere Lung, Haha e Christopher B. Prowant. Black Science: tecniche antiche e moderne di manipolazione mentale ninja. Boulder, Colorado: Paladin Press, 2001

[14]           “La setta degli ‘Assassini” (Hashishins), fu fondata in Persia nel 1090 da Hassan ibn Sabbah (“Il Vecchio della Montagna”) . Dal suo inespugnabile castello “Nido d’aquila” (Alamut), nascosto nelle montagne persiane, Hassan rilasciava nel mondo ondate di agenti suicidi – spie ed assassini. Sul modello della setta degli Assassini di Hassan si basarono tutte le società segrete, le reti di spionaggio e i gruppi terroristici che ci furono in seguito, fino ad oggi. Si trattava dell’organizzazione antenata di Al-Qaida! In quell’epoca, Hassan faceva uso di qualsiasi tattica, tortura, e mezzo possibili, dalla magia all’omicidio, dall’hashish alle prostitute, per affascinare e tentare il nemico e, allo stesso tempo, piegarlo alla sua volontà. Per Hassan ed i suoi Assassini, la fine giustificava i mezzi. I mezzi erano il terrore ed il tradimento; la fine era il potere. Esperti di metamorfosi, qualora fosse necessario, gli Assassini concludevano alleanze empie con gli indù pagani e si alleavano con i crociati cristiani infedeli contro i loro fratelli musulmani. Per Hassan e per i grandi maestri Assassini, che perpetrarono la sua eredità letale, l’Islam non era che una tenda nera dietro la quale era conveniente nascondersi. Gli Assassini di Hassan governarono con sotterfugi e massacri per più di due secoli, finché l’invasione mongola non respinse la setta in Persia nel 1273. … Dopo la distruzione del loro quartiere generale persiano, gli Assassini continuarono a sopravvivere dall’India alla Siria, generando gruppi di “convertiti” ed imitatori, ed alcuni di essi si avventurarono fino in Europa.” (Dr. Haha Lung, Controllo Mentale, “L’arte antica della guerra psicologica”, Citadel Press Kensington, 2006, pp.194)

[15]           “Già nel 13o secolo, la parola “assassino”, in svariate forme, era passata nell’uso europeo nel suo significato generale di ‘omicida professionista a pagamento’. Il cronista fiorentino Giovanni Villani, che morì nel 1348, racconta come il signore di Lucca mandò i suoi “assassini” a Pisa per uccidervi uno scomodo nemico. Prima ancora, Dante, in un verso del 19o canto dell’Inferno, parla di “lo perfido assassin”; il suo commentatore del quattordicesimo secolo Francesco da Buti, spiegando un termine che poteva sembrare assai strano e oscuro per alcuni lettori dell’epoca, osservò: ‘Assassino è colui che uccide altrui per danari’. Da allora ‘assassino’ divenne un sostantivo comune nella maggior parte delle lingue europee. Significava un omicida, più particolarmente colui che uccideva di nascosto e per tradimento, la cui vittima era una figura pubblica, le cui motivazioni erano fanatismo o avidità. Ma non fu sempre il caso. La parola apparve per la prima volta nelle cronache dei crociati, riferendosi ad uno strano gruppo di dissidenti musulmani nel Levante, condotti da una figura misteriosa nota come il Vecchio della Montagna, e ripugnanti per via delle loro credenze e pratiche, agli occhi sia dei buoni cristiani che dei musulmani. … ‘ (Bernard Lewis; Gli Assassini: una setta radicale in Islam, Phoenix publication, 2003, p. 2)

Marco Polo attraversò la Persia nel 1273. Parlando del capo degli Assassini, Polo scrisse: “Aveva fatto rinchiudere una certa valle tra due montagne e l’aveva cambiata in giardino, il più vasto e il più bello che si fosse mai visto … il vino, il latte, il miele e l’acqua vi scorrevano liberamente, e vi si trovavano molte signore e damigelle tra le più belle al mondo, che suonavano vari tipi di strumenti, che cantavano soavemente e ballavano in un modo piacevole da osservare, perché il Vecchio desiderava far credere alla sua gente che si trattava davvero del paradiso… Così, quando il vecchio voleva far scomparire tale principe”, diceva Polo, “era solito dire ad un giovane: va’ e uccidi in tal o tal modo; quando tornerai, i miei angeli ti poteranno nel paradiso. Se per caso dovesse avvenire che tu perda la vita, manderò i miei angeli a prenderti per portarti nel paradiso. … ” in questo modo, il Vecchio faceva uccidere dai suoi seguaci qualsiasi persona di cui desiderava sbarazzarsi. (Philip K. Hitti ‘Gli Assassini,’ edizioni George Andrews and Simon Vinkenoog, Il Libro dell’Erba – Un’Antologia della Canapa Indiana -London: Peter Owen, 1967-) Citazione di Mia Bloom: ‘Dying to Kill; The Allure of Suicide terror’, Columbia University Press/ New York, 2007, pp. 5, 6)

[16]           “Con gli anni, l’ordine degli Assassini concluse (o perlomeno fu accusato di aver concluso) in un certo momento, patti e trattati con i rivali musulmani, crociati opportunistici e mongoli empi. … Nel 1174, Sinan, leader degli Assassini aleppini, propose un’alleanza tra il re cristiano Amalrico I di Gerusalemme e gli Assassini contro Nur ed – Din, sovrano musulmano egiziano. Gli Assassini avrebbero fornito informazioni sulle forze di Nur ed-Din, ed eventualmente genieri Assassini nel caso Amalrico ne avesse bisogno. Inoltre, Sinan avrebbe selezionato e formato una parte delle truppe stesse di Amalrico alle tattiche e tecniche degli Assassini. Per migliorare l’offerta, Sinan alluse al fatto che una parte della setta degli Assassini potesse venire convertita in massa al cristianesimo. Sapendo che gli Assassini erano combattenti feroci e intrepidi e che possedevano la miglior rete d’intelligenza in Siria, Amalrico accettò l’alleanza.” (Dr. Haha Lung; Assassini: L’arte mortale della setta degli Assassini, Citadel Press, 1997, pp. 37,40)

[17] “Hassan II eliminò gli obblighi rituali islamici dalla setta degli Assassini, fino al punto di autorizzare anche il consumo di alcol” (Dr. Haha Lung, Assassini: L’arte mortale della setta degli Assassini, 1997, p. 36)

[18]           Per saperne di più sul modo in cui queste organizzazioni fanno uso di questi concetti e fino a quale punto la loro interpretazione sia diversa dalle affermazioni dell’Islam, è possibile consultare il mio discorso in proposito: “L’uso della filosofia e del martirio nelle sette religiose per atti di terrorismo” su: http://www.banisadr.info/LSpeech050507.htm

[19]           Secondo l’Islam, non esiste la professione di uomo santo o di prete; invece, coloro che sono esperti di religione si fanno chiamare ‘Olama’ (persona che detiene il sapere) o “Fagieh”, colui che conosce le regole di condotta inerenti all’Islam e che può giudicare (Qadi).

[20]           Gli Assassini hanno infranto alcune regole di condotta dell’Islam, tra cui quella di non uccidere un anziano non combattente e disarmato, soprattutto durante i tempi di preghiera in una moschea o in altri luoghi di adorazione, che consideravano santuari, quando uccisero Ubbayd Allah al Khatib, un Qadi (giudice) di Isfahan, durante le preghiere del venerdì nella moschea di Hamadan. Ci fu anche un Qadi (giudice) di Nishapur, assassinato durante le celebrazioni della fine del Ramadan. (Bernard Lewis, Gli Assassini, una setta radicale in Islam, Phoenix publication, 2003, p.57)

[21]           Ecco perché non concordo per nulla con coloro che considerano le sette distruttive NMR (Nuovi Movimenti Religiosi); secondo il mio punto di vista, la differenza fondamentale tra i due movimenti risiede nel fatto che una setta distruttiva, dall’inizio alla fine, si basa sul leader, mentre nel caso di una religione o di una fede, od anche nel caso di un’ideologia, benché i seguaci possano in un primo tempo dipendere dall’insegnante, dall’ideologo o dal messaggero di tale fede, idea o religione, alla fine, si identificano alle idee e non al leader.  Per loro, contano, hanno importanza e hanno la precedenza su tutto il resto, idee quali l’unicità, l’esistenza o la non-esistenza di Dio, la risurrezione, il socialismo od il capitalismo, la credenza nella trasmigrazione o nella metempsicosi, la lotta per la giustizia sociale e per una società egualitaria. Hanno un dogma, ma basato sulle idee e non sul leader. Al contrario, il dogma delle sette distruttive e i loro principi fondamentali si basano sul leader più che sulle idee. Possono cambiare tutti i loro principi, idee e fondamenti, ma due di essi non potranno essere cambiati, per cui i principi reali ai quali aderiscono i loro seguaci, fino alla morte, sono 1- la sopravvivenza della setta e 2- lealtà ed ubbidienza nei confronti del leader della setta.

Così come tutti i fenomeni esistenti presentano similarità, le sette distruttive possono venire paragonate a gruppi che si basano sulle idee, e benché le sette possano essere diramazioni di un’ideologia o effettivamente cambiare per diventare un NMR, finché possiedono le caratteristiche delle sette distruttive, secondo me, devono venire definite tali e naturalmente, nel caso di un loro cambiamento, viene modificata anche la loro categorizzazione. In lingua persiana, si dice che non tutti gli oggetti sferici sono mele; il fiore del melo, pur riuscendo a trasformarsi in mela, non è una mela, e una torta di mele, pur avendo come ingrediente principale la mela, non è una mela.

[22]           Per saperne di più sulla mia opinione nei confronti della manipolazione mentale, è possibile consultare il mio discorso durante il seminario INFORM nel novembre 2009, su: http://www.banisadr.info/London2009.htm

[23]           “Le organizzazioni terroristiche sono sette”, Masoud Banisadr, Cultic Studies Review, Vol. 8, N. 2, 2009, pp. 15

[24]           Dispatches, ‘Britain’s Islamic Republic’; Quarto canale televisivo del Regno Unito, 1o marzo 2010.